San Benedetto Po

Undicesima tappa 2024:
San Benedetto Po

Abbazia di San Benedetto in Polirone

Parola declinata: Lentezza/Velocità

L’undicesimo appuntamento di “In cammino” ha avuto come tappa il Mantovano e ha toccato, nella giornata di giovedì 25 luglio, due mete distinte: in mattinata l’Abbazia di San Benedetto Po, nel pomeriggio l’ex Chiesa di Santa Maria della Vittoria a Mantova.
E la parola che accompagnava queste due mete non poteva che avere anch’essa una valenza doppia: “Lentezza/Velocità”.

San Benedetto Po rientra tra i borghi più belli d’Italia, un’autentica perla costellata da diversi siti naturalistici e d’interesse storico, su cui spicca il maestoso complesso abbaziale.
Fondata agli inizi dell’Anno Mille da Tedaldo di Canossa, nonno di Matilde, su un’isola alla confluenza dei fiumi Po e Lirone (quest’ultimo era un ramo dello stesso Po, successivamente scomparso a causa delle opere di bonifica), l’Abbazia di San Benedetto in Polirone è stata fin dalle origini un punto di arrivo per i pellegrini che, dal Nord Italia o dal cuore dell’Europa, si ponevano in viaggio per raggiungere Roma e i luoghi santi.
Verso il complesso che si erge in prossimità del “grande fiume” ed è definito per la sua imponenza la “Montecassino della Lombardia”, convergono diversi cammini storici: la Via Matildica del Volto Santo, la Via Carolingia percorsa da Carlo Magno nell’800 per essere incoronato dal Papa a Roma, la Via Romea Germanica Imperiale cara al Barbarossa.
Ancora oggi, nonostante la soppressione all’epoca della Rivoluzione francese e la sua laicizzazione, il monastero mantiene il proprio fascino e il richiamo verso i moderni pellegrini.

La mattinata del 25 luglio è iniziata, come di consueto, alle ore 10 con la visita all’Abbazia: guida d’eccezione era Federica Guidetti, conservatrice del Museo civico del Polirone, uno dei maggiori musei etnografici d’Italia, con oltre diecimila oggetti della civiltà contadina della Pianura padana.

La magnifica Basilica mantiene intatta la sua impostazione rinascimentale, con una ricchezza di statue, fregi e dipinti. Sono passati infatti da qui alcuni tra i maggiori artisti del ‘500, dal Correggio – di cui è ancora oggi presente un affresco nell’ex Refettorio monastico – a Giulio Romano e Paolo Veronese. Al Polirone transitò anche Martin Lutero, durante il suo viaggio a Roma nel 1510. La Basilica conserva inoltre il sacello di Matilde di Canossa, il cui corpo fu acquistato e traslato in Vaticano nel 1632, per volere di Papa Urbano VIII.

Nella Sala della Foresteria, alle ore 11 ha preso il via il convegno: “Abbazie , territorio e prodotti: la lezione del ‘tempo lento’”, presieduto da Livia Pomodoro – titolare della Cattedra Unesco “Food Systems for Sustainable Development and Social Inclusion” presso l’Università Statale di Milano – e dedicato al tema della “lentezza” intesa come governo ordinato della crescita del territorio e dei suoi prodotti. Il convegno, dopo l’introduzione di Tonino Bettanini, è stato moderato da Claudio Serafini, Direttore di Organic Cities Network Europe.
In sala, oltre a Vanessa Morandi, Assessore alla Cultura di San Benedetto Po, erano presenti diversi amministratori locali del Mantovano, tra cui: Marco Pasquali, Sindaco di Sabbioneta; Tiberio Capucci, Sindaco di Serravalle Po; Michele Bertolini, Sindaco di Sustinente; Luca Visentini, Vicesindaco di Quingentole; Sara Manfredi, Assessore alla Cultura di Gonzaga.

Livia Pomodoro ha dato il proprio benvenuto ai partecipanti, sottolineando l’importanza dell’Abbazia del Polirone per la cultura non soltanto della nostra penisola, ma dell’intero continente.
“In questa prima parte ci concentreremo sulla lentezza – ha affermato la Presidente Pomodoro, – sulla lezione del tempo lento associato classicamente alla natura e ai lavori in campagna. La nostra cultura deve molto, al di là delle grandi città e dei centri dove si corre e si va di fretta, a questi luoghi di spiritualità e di lavoro ‘lento’ che sono le Abbazie, dove è nato anche il concetto di Europa così come lo intendiamo oggi, in maniera aperta e inclusiva”

Prima di entrare nel vivo del dibattito, si sono succeduti i saluti istituzionali di Roberto Lasagna, Sindaco di San Benedetto Po; Barbara Mazzali, Assessore al Turismo, Marketing Territoriale e Moda della Regione Lombardia; Enrico Volpi, Consigliere con delega al Turismo, Edilizia, Patrimonio e Demanio della Provincia di Mantova.

“Siamo veramente onorati di ospitare l’undicesima tappa di ‘In cammino’ – ha dichiarato Roberto Lasagna. – Qui ci troviamo all’interno del Monastero del Polirone, fondato dal nonno di Matilde, un luogo unico e talmente splendido da essere definito la Montecassino del Nord. Un luogo che mantiene il suo fascino inalterato nel tempo, nonostante tutte le difficoltà che incontriamo, come amministratori, nella sua manutenzione e gestione. Dopo la soppressione napoleonica e l’abbandono dei monaci, il complesso si è trasformato in un punto di riferimento importante per gli studi canossiani, senza dimenticare il museo etnografico e della cultura contadina qui allestito, che cerca di tenere viva la memoria di questa Abbazia e dei suoi monaci che vivevano in armonia con tutto il territorio circostante”.

Barbara Mazzali ha innanzi tutto ringraziato Livia Pomodoro per il suo impegno verso la cultura e per quanto fa per la Lombardia. “Io credo – ha proseguito Mazzali – che anche nel Mantovano ci sia tanto da raccontare, tanto soprattutto da visitare e vedere, c’è quindi bisogno di qualcuno che aiuti le realtà locali a comunicare e a promuovere tutto questo patrimonio. I cammini religiosi sono un tipo di turismo che a noi, come Regione, interessa particolarmente. Abbiamo due sfide importanti nei prossimi anni: una è il Giubileo del 2025, l’altra sono le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. Questi sentieri e questi percorsi porteranno i pellegrini dall’Europa a Roma per l’Anno Santo. Un turismo che arriva nelle nostre comunità, lasciando un’economia di scala nei territori. I cammini religiosi sono perciò molto importanti e vanno valorizzati, perché veicolano un turismo lento e responsabile, culturale, ‘educato’, sostenibile: e noi siamo una Regione che sa come rispondere a questo tipo di turismo”.

Nel suo intervento Enrico Volpi, dopo aver portato i saluti del Presidente della Provincia di Mantova Carlo Bottani, ha evidenziato che “il turismo è una sfida molto importante e la stiamo vivendo come la vera sfida della nostra Provincia. Occorre porre in campo strategie di sviluppo concreto, perché ovviamente ci sono dei costi da sostenere per il mantenimento di questi luoghi e per poter rendere fruibili al pubblico i gioielli che essi custodiscono. La cultura può e deve essere uno dei principali volani di crescita per i nostri territori. L’osservatorio provinciale del turismo, insieme a quello regionale, ha messo in luce quali sono le potenzialità, le opportunità e anche i limiti della nostra offerta turistica. Ci sono molti luoghi che hanno un alto indice di attrazione e che vanno valorizzati. La Provincia di Mantova ha interpretato questi aspetti in modo concreto, puntando sullo sviluppo del turismo che definiamo lento e ponendolo non in contrapposizione con quello cosiddetto veloce, ma in maniera complementare. E proprio sul discorso dei cammini e della valorizzazione di questi luoghi storici e religiosi, abbiamo costruito la nostra strategia”.

A introdurre il dibattito è stata la clip di Paolo Massobrio – giornalista, scrittore, gastronomo e ideatore della rassegna “Golosaria” – contenente un interessante excursus storico sul rapporto tra cultura monastica e cucina. Fra i vari aneddoti e curiosità raccontati da Massobrio con dovizia di particolari, il fatto singolare che i monaci mangiassero accoppiati da un unico piatto non per spiarsi a vicenda, bensì per controllare che il proprio compagno mangiasse a sufficienza e non digiunasse oltre il limite assegnato.

È stata poi la volta della prima tranche del convegno dedicata a “Nuove sensibilità, nuovi stili di vita”, che ha visto la partecipazione di Patrizio Bianchi – ex Ministro dell’Istruzione, titolare della Cattedra Unesco “Educazione, crescita ed uguaglianza” all’Università di Ferrara – e di Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica.

Dopo la premessa di Claudio Serafini, basata sul significato nella cultura attuale dei termini “fast” e “slow” legati al cibo e non solo, con l’immagine della lumaca come emblema di uno stile di vita più razionale e umanamente coerente, la parola è passata a Patrizio Bianchi.
“Tutti noi veniamo da territori di cui a volte sottovalutiamo la straordinaria ricchezza – ha esordito Bianchi, – e abbiamo bisogno che qualcuno ci confermi quelle che sono le nostre identità. Bisogna riuscire a ridare a questa terra ciò che lei ci ha dato…
Viviamo in un’epoca in cui si sta concentrando tutto in alcuni luoghi, ma il vero segreto è il transito, ossia la capacità di penetrare, passo dopo passo, in un territorio… Quest’idea del cammino è ciò che stiamo perdendo in un’epoca dove la velocità deve essere sempre ‘alta’, notevole, occorre perciò recuperare l’idea che noi stiamo attraversando insieme dei luoghi che non sono semplicemente dei cartelli, in quanto rappresentano la nostra capacità di non possedere ma di farci possedere. Credo che questo sia uno dei miti fondanti sul quale siamo chiamati a riflettere, insieme al bisogno fantastico che abbiamo in questo particolare momento dei pellegrinaggi laici… Molte persone in difficoltà hanno ormai perso la speranza che si possa costruire un mondo migliore, in questa condizione è invece necessario rimettersi in cammino insieme, ognuno con le sue idee, le sue ideologie, poiché mettersi in cammino significa ritrovare la speranza”.

“Questo è il momento di operare – ha replicato Carlo Triarico. – Mi pare chiaro, per quanto affermato prima anche dal professor Bianchi, che ci troviamo in un frangente critico, di svolta per un’intera epoca. Chi pensa a quali prospettive ha davanti oggi il mondo, tutto questo l’ha presente con estrema chiarezza: probabilmente ci troviamo di fronte a una svolta cruciale delle dimensioni di quella che dovette affrontare Benedetto da Norcia ai suoi tempi… E’ il momento di rimboccarsi le maniche. Sono convinto da questo punto di vista che non è più dato ‘sostare’ su nessun gradino ma che bisogna lavorare soprattutto con le nuove generazioni… Dobbiamo avere occasione di ‘infiammarle’ spronandole alla partecipazione, a porre sempre domande, perché poi, crescendo, si diventa un po’ sclerotici e si perde la voglia e il gusto del domandare… Se la risposta molto spesso è insufficiente, la domanda non è mai sbagliata… Contro la velocizzazione mercantilistica… la qualità dell’ozio è fondamentale, perché tutto quello che noi facciamo di utile in questo momento si tradurrà successivamente in un disastro. E ciò che riusciamo a fare di non immediatamente utile, come ad esempio questo convegno che non si occupa delle ricadute immediatamente utili, o come la bellezza dei fregi e delle grottesche di questa Abbazia, è un seme per il futuro… Alla cultura dell’efficienza io metto avanti una cultura dell’indolenza che insegue la bellezza del sapere e dell’impegno…”.

La parte finale del convegno, intitolata “II territorio si racconta”, ha visto l’intervento di Stefano Pizzini dell’Associazione “Prati stabili della Valle del Mincio”.
La proiezione del video “Il luogo dove tutto accade. Come si fa il Grana Padano DOP”, ha acceso i riflettori sui prati perenni della Valle del Mincio: particolari habitat naturali caratterizzati dalla presenza di specie erbacee preziose per la biodiversità vegetale, mantenute attraverso la concimazione naturale e l’irrigazione a scorrimento, secondo antichi disciplinari risalenti all’epoca dei Gonzaga. Dal prato stabile ha origine un foraggio estremamente pregiato, del tutto naturale e non impattante per l’ambiente, che viene utilizzato all’interno della filiera di produzione del Grana Padano.

Gallery tappa San Benedetto po

Undicesima tappa 2024:
Mantova

ex Chiesa della Madonna della Vittoria

Parola declinata: Lentezza/Velocità:

Nel pomeriggio del 25 luglio il team di “In cammino” ha raggiunto Mantova dove, alle ore 18, nell’ex Chiesa di Santa Maria della Vittoria si è svolto: “L’uomo più veloce, l’animale più lento. Nuvolari e la tartaruga nel mondo di oggi”, un dialogo- confronto tra personalità provenienti da mondi professionali diversi attorno alla coppia di parole chiave “Velocità/Lentezza”. L’incontro è stato introdotto e coordinato da Tonino Bettanini, Direttore di GIUBILEO 2025 – No’hma in cammino.

L’ex Chiesa della Vittoria venne edificata da Francesco II Gonzaga nel 1496 a ricordo della sua vittoria contro le truppe francesi di Carlo VIII nella battaglia di Fornovo. È ancora oggi un autentico scrigno rinascimentale, in cui era stata collocata l’omonima pala dipinta da Mantegna, trafugata nel 1797 dalle truppe napoleoniche e portata al Louvre.

La prima parte del dialogo-confronto, presentata da Adalberto Scemma, giornalista e docente di Letteratura sportiva all’Università degli Studi di Verona, è stata dedicata alla velocità in ambito agonistico ed ha visto la partecipazione di alcuni campioni del passato e del presente, i quali hanno raccontato la loro esperienza in rapporto alla velocità e alla precisione di esecuzione nella propria disciplina sportiva.

In apertura i saluti istituzionali di Italo Scaietta, Presidente degli Amici di Palazzo Te e dei Musei Mantovani; Giampaolo Benedini, Responsabile Relazioni Esterne della Scuderia Nuvolari Italia; Daniele Pagliari, Presidente Panathlon Tazio Nuvolari e Learco Guerra.

Barbara Novellini, Vice Presidente Confindustria Mantova, portando i saluti del Presidente Fabio Viani, ha spiegato: “Dal lato imprenditoriale, direi che la velocità è utile e indispensabile nei periodi di discontinuità, quando occorre agire rapidamente e prendere delle decisioni immediate: non si può infatti esitare perché l’opportunità è lì e va colta. Ne abbiamo vissute tante di situazioni di discontinuità, pensate alla pandemia di Covid, al clima di emergenza nel quale ci siamo ritrovati. Dovevamo allora avere pensieri veloci, prendere delle decisioni per assicurare continuità alle attività delle nostre aziende nonostante il momento così complesso. Oppure ai passaggi generazionali, quando il passaggio di testimone avviene in modo repentino, inaspettato e non programmato, la staffetta è competitiva e perciò bisogna essere veloci. La lentezza invece la assocerei più ai valori, alla scala valoriale e alle relazioni, alla costruzione di team, di piani e strategie a lungo termine. E queste due modalità, velocità e lentezza, vanno insieme, poiché anche per essere veloci occorre avere dietro una preparazione e dei valori saldi”.

Si sono poi succeduti sul palco diversi miti dello sport di ieri e oggi, nati a Mantova o comunque legati a questa città.
Dal pilota automobilistico Bruno Giacomelli, al campione di calcio Roberto Boninsegna e al ciclista velocista Learco Guerra Jr: tre autentici fuoriclasse. A seguire Giovanni Grazioli, primatista europeo della 4×100; Onorio Marocchi, vincitore della Coppa del mondo di bob; Simona Parmiggiani, campionessa italiana dei 100 ostacoli; Diego Marani, campione italiano nei 200 metri e nella 4×100; e il giovane Federico Biancoli, campione italiano 2024 di salto con l’asta.

Ha chiuso questa prima parte dedicata allo sport la clip – registrata a bordo di una barca a vela – di Guido Meda, volto noto della televisione, Vicedirettore Sky Sport e telecronista del MotoGP.

“Io per le mie relazioni motociclistiche sono strettamente connesso al concetto di velocità – ha esordito Meda. – Nello sport che commento, il MotoGP, vince il campione che raggiunge le punte massime di velocità: e si parla di 367,5 chilometri orari in questo momento. Ciò nonostante, come vedete, mi sono scelto come hobby e come momento per la mia ‘salvezza’ e la mia ‘psicanalisi’ uno sport [Meda, come accennato, si trova a bordo di una barca a vela, ndr] che nasce tendenzialmente lento: se là si parla di 367, qua quando si va forte si parla di venti chilometri orari.
Diciamo che la velocità è ciò che ci perseguita nelle nostre giornate professionali, se puntiamo al raggiungimento di risultati in tempi brevissimi e alla velocità di esecuzione… Ma ricordo molto bene le parole di Valentino Rossi quando diceva che la velocità può diventare fretta, per cui in suo nome si trasformano tutti quegli aspetti che richiedono invece lentezza per essere elaborati…”.

La seconda parte dell’incontro, dedicato a Velocità/Lentezza in discipline e attività culturali come la musica e l’arte, è stata aperta dalla clip del musicista e compositore jazz Dino Betti Van Der Noot.
“Largo, larghetto, adagio, andante, allegro – ha spiegato Betti, – sono comunque moltissime le inclinazioni lasciate all’istinto dell’esecutore in uno spartito musicale, così come dettato dalle situazioni in cui si trova al momento dell’esecuzione. Non c’è niente di assoluto, però ci si muove entro dei limiti precisi che sono stati appunto suggeriti dal compositore. In effetti, se guardiamo alla possibilità di scelta che ci offre l’indicazione ‘adagio’ per esempio, osserviamo un’escursione che va da 96 a 120 battiti al minuto: una differenza significativa, che può portare a esecuzioni completamente differenti. Ossia, il concetto di velocità e lentezza in musica, come a mio avviso in ogni campo, è un argomento del tutto relativo. Un esempio lampante è dato dalle comparazioni di esecuzioni dello stesso brano da parte di direttori d’orchestra differenti. L’Eroica di Beethoven diretta da Toscanini dura poco più di 45 minuti, invece con Giulini dura pressappoco un’ora e 5 minuti. Quella di Toscanini è sicuramente trascinante, mentre in quella di Giulini si sentono i particolari raffinati che altrimenti vengono perduti. Cosa è meglio? Per un pubblico che non bada troppo alle sottigliezze, quella di Toscanini; per un pubblico capace di godere della musica in tutti i suoi dettagli, quella di Giulini”.

E’ stato poi il momento dell’intervento del critico d’arte Nicolas Ballario. “Qualcuno degli interventi precedenti aveva fatto la domanda se c’è ancora posto per la lentezza riflessiva. Io mi occupo di un’arte che si porta sempre dietro un problema di comprensibilità, perché mi interesso di arte contemporanea, che porta con sé un sacco di dubbi. E’ quella del ‘lo potevo fare anch’io’, del ‘questa non è arte’: frasi che molto spesso devo dire sono vere, ma il tema dell’incontro di oggi per me è fantastico, proprio perché io credo che l’arte, soprattutto quella attuale, possa riuscire nella magia di sviluppare una lentezza veloce. Tutta l’arte è stata contemporanea pur se spesso la leggiamo con gli occhi della storia… Il suo ruolo è quello in un certo senso di renderci più veloci. Però è anche di fruizione molto lenta. Se uno vuole approcciare l’arte contemporanea, che sembra così complessa, così incomprensibile, si deve per forza prendere del tempo. Ed è anche il motivo per cui mi sono innamorato di essa: in un mondo in cui tutto quanto è velocissimo, tutto quanto è a portata di polpastrello sui social, a me il fatto che una cosa per essere davvero capita vada approfondita non dispiace. Vorrei farvi scorrere molto velocemente alcune opere che, a guardarle di primo acchito, uno direbbe ‘mi stai prendendo in giro’ e che invece hanno in loro tutto il portato di una storia, di una vita, di un dolore forse. Ecco alcune immagini di un artista recentemente scomparso: Bill Viola. Realizza dei video molto lenti di pochi secondi, e in questo frame si vede un video dove lui sorprende con una gettata d’acqua una serie di persone che aveva disposto sul set. Tutto questo si svolge in quattro, cinque secondi, però lui dilata il tempo e questi pochi secondi li fa durare un’eternità. Ma cosa c’è dentro? Se si riuscisse a contestualizzare, ci si prendesse del tempo, ci si fidasse della lentezza a scapito della velocità, si potrebbero capire tante storie, perché dentro a queste immagini c’è tutto il senso della sua infanzia, di quando Bill Viola da ragazzino era in gita in barca con lo zio e cadde in acqua, non sapeva nuotare, e allora in quei pochi secondi in cui stava rischiando di morire, di affogare, vide che sottacqua c’era una vita rallentata, i movimenti rallentati, una luce diversa che si rifrangeva sull’acqua. Ecco, lui ha cercato per tutta la vita di ricreare quel momento, quell’estasi che aveva provato in quei pochi secondi da bambino. In questi video dilatati, lunghissimi, c’è tutto il senso di un momento durato pochi secondi, poi infatti lo zio si è gettato in acqua a salvarlo, ma che per lui durerà tutta la vita”.

Ha concluso gli interventi di questa seconda parte, l’interessante clip di Laura Delfino, psicologa e amministratrice delegata di una particolare start-up: SbrisolAut, un’azienda profit che produce la sbrisolona, tipico dolce mantovano, e per farlo impiega soltanto persone autistiche.

La terza e ultima parte dell’incontro ha visto l’intervento di Don Stefano Savoia – Rettore della Concattedrale di S. Andrea Apostolo e Direttore dei Beni culturali, edilizia di culto, arte sacra e Museo Diocesano di Mantova –, che ha portato il saluto del Vescovo S. E. Monsignor Gianmarco Busca.
“Vorrei aggiungere solo qualche elemento a quello che è già stato detto, che riguarda naturalmente la vita spirituale. L’esperienza di fede può aiutarci a interpretare il tempo che viviamo: veloce/lento sono non solo collegabili alle azioni ma anche al tempo dell’anima… Nella Bibbia, nella Sacra Scrittura, si parla di tempo dalla prima all’ultima pagina. Genesi si apre con il racconto della creazione scandito da sette giorni: altro che velocità!… Dio crea l’universo in sette giorni. Chiaramente è una rilettura simbolica, il tempo deve essere scansionato e tutta la storia della creazione viene riletta in vista del settimo giorno: il tempo del riposo, del rapporto con Dio.
Possiamo perciò permetterci di essere veloci nella produzione, nelle corse, in tutto quello che vogliamo, poi però c’è il tempo del riposo, altrimenti la nostra esistenza perde senso, ci sfugge di mano… Andando avanti, nella Sacra Scrittura c’è il tempo che viene orientato dal rapporto con Dio. L’esperienza di Abramo è fondamentale per tutte le religioni monoteiste, poiché la vita di Abramo – e quindi il tempo di Abramo – si lega a Dio attraverso due categorie: l’alleanza e la promessa, che cambiano completamente il rapporto con il divino. Prima di Abramo il fato, il destino, il tempo era già assegnato e il rapporto col divino consisteva nel leggere il destino… Con Abramo invece Dio, il divino, si lega al destino dell’uomo e la promessa è un modo per orientare il tempo, il futuro”.

È infine seguito il video di presentazione della magnifica Basilica concattedrale di Sant’Andrea, commentato da S. E. Monsignor Marco Busca.

Hanno chiuso i lavori di questa intensa giornata Patrizio Bianchi e Livia Pomodoro, la  quale nel salutare e ringraziare i relatori e i numerosi partecipanti al convegno e all’incontro di San Benedetto Po e Mantova, ha dato appuntamento alla dodicesima tappa di “In cammino”.

Visualizza i video integrali di ogni tappa sul canale YouTube In Cammino

Iscriviti al canale:
https://www.youtube.com/@nohmaincammino

Gallery tappa Mantova